Questo è quello che sarebbe dovuto succedere ieri sera all' Arena di Verona, dove per due ore hanno calcato il palco i Muse. La cosa migliore sarebbe stata star seduti ed osservare i movimenti dei tre, soprattutto la coordinazione del batterista nel muovere tutti gli altri e picchiare i vari pezzi rotondeggianti della sua batteria.
Poi ci sono le distorsioni della chitarra (o meglio, delle chitarre) e del basso, il suono a volte tenue, a volte energico del pianoforte e quella voce unica e inconfondibile di Matthew Bellamy.
Su qualche rivista ho letto che qualcuno li ha etichettati come i nuovi Queen, una gran bella cavolata. I Muse non hanno bisogno di paragoni, sono i Muse, brillano di luce propria e se continuano così la stella luccicherà sempre di più.
E' proprio vera un' affermazione fatta da una conduttrice di un programma musicale in tv, cioè che la forma canzone è arte e non ha niente da invidiare ad un quadro di Picasso.
Ieri sera, all' Arena di Verona ho avuto la conferma.
Poi ci sono le distorsioni della chitarra (o meglio, delle chitarre) e del basso, il suono a volte tenue, a volte energico del pianoforte e quella voce unica e inconfondibile di Matthew Bellamy.
Su qualche rivista ho letto che qualcuno li ha etichettati come i nuovi Queen, una gran bella cavolata. I Muse non hanno bisogno di paragoni, sono i Muse, brillano di luce propria e se continuano così la stella luccicherà sempre di più.
E' proprio vera un' affermazione fatta da una conduttrice di un programma musicale in tv, cioè che la forma canzone è arte e non ha niente da invidiare ad un quadro di Picasso.
Ieri sera, all' Arena di Verona ho avuto la conferma.
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